In Italia il 5% della popolazione, soffre di disturbi del comportamento alimentare (DCA): la maggior parte sono donne (95%), anche se negli ultimi anni sono aumentati gli uomini che ne manifestano i sintomi. L’insorgere di queste patologie avviene prevalentemente tra i 12 e i 25 anni, fascia d’età in cui, i DCA, sono la prima causa di morte.
Quando parliamo di disturbi alimentari facciamo riferimento a disordini fisici, emotivi, cognitivi e comportamentali, caratterizzati da un rapporto alterato con il cibo, il peso ed il proprio corpo.
Il cibo, il peso e il corpo assumono dei significati patologici, rappresentando il sintomo di profondi disagi psicologici e psichiatrici, una modalità utilizzata per far fronte a una realtà altrimenti insostenibile. I sintomi relativi a corpo, cibo e peso hanno per la persona una funzione auto curativa, sono da un lato la soluzione trovata alle problematiche intrapsichiche e relazionali, dall’altro un mezzo per esprimere il disagio.
Il corpo diviene il grido d’aiuto, lo strumento per mostrare un disagio e una sofferenza altrimenti inenarrabile.
Il cibo è oggetto di dipendenza, rifiutato e temuto nell’Anoressia, abusato e ambivalente (consolatorio ma fonte di forti sensi di colpa) nella Bulimia o nel Binge Eating Disorder.
Il Peso è la terza ossessione: l’autostima è fortemente dipendente dall’estremo controllo che si riesce ad esercitare sul peso e sulla forma fisica.
I disturbi alimentari vanno considerati come una modalità disfunzionale di far fronte a un malessere profondo, un’ espressione sintomatologica sociale del disagio. Tale manifestazione, che nasce da una storia personale, risente di fattori ambientali e sociali, per questo si ritiene che il contesto possa facilitare la diffusione di questi disturbi. Ciò è confermato dalla crescente presenza dei DCA nella società occidentale contemporanea, dove rappresentano la principale causa di morte tra i disturbi psichiatrici.
I modelli estetici e le politiche di mercato sottopongono i ragazzi a un bombardamento mediatico che facilita l’espressione di disagio attraverso lo sviluppo di DCA.
I fattori che concorrono nell’insorgenza di un DCA sono dunque sia di natura individuale, biologica e psicologica, che di natura familiare e socio-culturale.
“Il disturbo può essere letto come tentativo di cura di sé, per sviluppare attraverso la disciplina del corpo un senso di individualità e di efficacia interpersonale; difesa da un tumulo emozionale che potrebbe essere o apparire incontrollabile; gestire in questo modo l’esperienza di non accudimento, confusione dei ruoli familiari…. come tentativo di separazione, la realizzazione di una identità possibile minacciata da un altro che non lascia essere quel che si è; il dolore non potendo essere affrontato, espresso, vissuto, viene negato in una continua coazione dove il cibo sostituisce l’altro e il corpo satura lo spazio.”
(G. Lo Verso, 2008)
Quali sono i Sintomi?
CLASSIFICAZIONE E DIAGNOSI NEL DSM V/2013 DELL’APA (American Psychology Association)
Alle tre sindromi principali AN, BN e ED NOS nel 2013, vengono aggiunte altre 4 possibili diagnosi:
• Anoressia nervosa (AN), caratterizzata da:
-Peso corporeo inferiore all’85% di quello appropriato per l’altezza e l’età (ovvero da un BMI inferiore a 18,5-17=lieve ; 16 = moderata ; 15= grave ; >15 =estrema.
-Difficoltà a mantenere un peso adeguato ed eccessiva preoccupazione di essere grassi o di ingrassare.
-Autostima dipendente dalla forma fisica e dal peso.
• Bulimia nervosa (BN) caratterizzata da:
-Ricorrenti episodi di abbuffate (binge) e condotte di compensazione (es. vomito provocato).
-Abbuffate e condotte di compensazione devono verificarsi almeno 1 volta alla settimana per almeno 3 mesi.
-Rifiuto di mantenere un peso adeguato, eccessiva preoccupazione di essere grassi o di ingrassare, autostima dipendente dalla forma fisica e dal peso.
-Non sono soddisfatti i criteri per l’anoressia nervosa e per il binge eating disorder.
• Binge eating disorder (BED) (era già compreso nella sezione “Disturbi Proposti per Studi ulteriori” del DSM-IV e viene introdotto nel DSM V). Caratterizzato da:
-Episodi ricorrenti di assunzione di cibo in quantità notevolmente maggiori rispetto a quanto le persone normali fanno nelle stesse circostanze, con sensazioni associate di mancanza di auto controllo.
-Mangiare troppo e in fretta pur non avendo fame.
-Il mancato auto controllo si associa a colpa, imbarazzo, disgusto e marcato disagio.
-Si verifica almeno 1 volta a settimana per almeno 3 mesi.
Anoressia, bulimia e BED hanno in comune fra loro un nucleo psicopatologico specifico caratterizzato da:
-sovrastima dell’importanza attribuita all’aspetto fisico e al peso.
-forte insoddisfazione per la propria forma fisica o il peso.
-autostima fortemente dipendente dalla forma fisica e dal peso o dal controllo che si riesce ad esercitare
su di essi.
Le altre caratteristiche dei disturbi dell’alimentazione (DA) sembrano dipendere da questo nucleo psicopatologico (Fairburn, Harrison, 2003).
• Disturbi non altrimenti specificati (ED NOS)
La maggior parte dei disturbi non altrimenti specificati o atipici presenta alcune, ma non tutte le caratteristiche delle sindromi principali. Ma non per questo si tratta di disturbi meno gravi.
Gli OSFED (“Other Specified Feeding or Eating disorders” è la dicitura utilizzata nel DSM-V) comprendono AN atipica; BN episodica; BED episodica, Purging disorders; Night Eating Syndrome.
• Pica: mangiare non cibi (terra, intonaci, etc.) persistentemente per almeno 1 mese (in modo
inappropriato per l’età o la cultura e in assenza di diagnosi di psicosi, autismo, etc.)
• Rumination: (Disturbo ruminativo) rimangiare il proprio vomito ripetutamente per almeno 1 mese, in assenza di una condizione medica (reflusso) o altro ED o altra diagnosi.
• Disorders, Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder: (Disturbo dell’Alimentazione da Evitamento/Restrizione) i fabbisogni alimentari non sono rispettati a causa di mancanza di interesse o avversione per il cibo o l’alimentazione, che si differenzia dall’Anoressia per la mancanza di distorsioni dell’immagine corporea . Sono assenti altre diagnosi e si ha disponibilità di cibo.
Quali sono i segnali osservabili inizialmente nell’Anoressia?
• Inizio di una dieta (spesso condivisa dai genitori), e frequente attività fisica compulsiva per perdere peso.
• L’anoressica cerca di “allontanare” gli stimoli della fame ad es. attraverso il consumo di bevande calde .
• Mangia solo cibi ipocalorici.
• Mangia in piedi, taglia il cibo per renderlo minuto, mastica a lungo.
• Sensazione d’onnipotenza.
• Fobia del peso.
Con l’avanzare del disturbo…
• Aumenta il bisogno di movimento.
• Può aumentare la disponibilità nel preparare il cibo per gli altri.
• Quando la fame diventa intollerabile: abbuffate per poi indursi il vomito, usare lassativi e/o diuretici.
• Amenorrea.
• Perturbazioni nell’immagine di sé, vale a dire nell’autopercezione corporea, che risulta distorta e tipicamente “gonfiata”.
• Percezione alterata dello stimolo della fame.
Le conseguenze sul fisico e sull’umore:
-Irritabilità, cattiva memoria, svenimenti, paura di aumentare di peso, tristezza .
-alterazioni della pelle (secca e di colorito giallognolo) e unghie fragili.
-amenorrea e problemi di fertilità.
-i capelli sono sottili e tendono a cadere.
-i denti perdono smalto.
-problemi cardio/circolatori (pressione bassa, anemia, aritmie e palpitazioni…).
-perdita del tono muscolare, articolazioni gonfie, osteoporosi.
-problemi renali e gastrointestinali.
La bulimia: l’altra faccia dell’anoressia.
Ha il suo picco d’esordio tra i 18 e i 19 anni, periodo di cambiamenti in direzione di autonomia e indipendenza dalle famiglie d’origine.
La bulimia ha la forma delle patologie da dipendenza, in questo caso e l’oggetto della dipendenza è il cibo. La vergogna e il senso di colpa accompagnano le abbuffate, vissute come una totale perdita di controllo. Il desiderio delle bulimiche è quello del totale controllo, come nell’anoressia, ma non riuscendoci provano sensazioni di vuoto e disperazione, che vengono anestetizzate dall’ingestione di cibo. Ciò diviene un circolo vizioso fatto di vergogna e senso di colpa.
E’ considerata l’altra faccia dell’anoressia in quanto i bulimici attraversano fasi alternate anoressiche e bulimiche: l’estremo controllo dell’alimentazione, del peso e del corpo della condotta anoressica si sgretola portando verso la perdita del controllo della condotta bulimica.
Il bulimico ingerisce quantità di cibo enormi in brevi lassi di tempo, prova la sensazione di perdere il controllo e reagisce con forti sensi di colpa che lo spingono a condotte compensatorie come il provocarsi il vomito, l’utilizzo di lassativi e l’eccessivo sforzo fisico. L’abbuffata diviene un rituale, programmato nel dettaglio e spesso nelle ore notturne. Le conseguenze della ripetizione della sequenza abbuffata-eliminazione provoca effetti negativi sul corpo (dai problemi all’esofago e al cavo orale all’indebolimento di denti e capelli) pur non avendo effetti evidenti sul peso.